La buona condotta guardata da Eduscopio.

Ho sempre provato un certo disgusto per le classifiche: anche per quelle del campionato di calcio. Se poi le classifiche si occupano della scuola, allora la mia sfiducia, sia per quelle stilate dalle Istituzioni (qui ne trovate prova), che per quelle stilate da improbabili Istituti indipendenti, rischia di diventare ideologica.

Quando queste ordinate liste hanno per oggetto gli uomini (nel caso di specie gli allievi) tendo a cestinarle senza porvi nessuna attenzione, riservando a chi le ha compilate uno sguardo pietoso; se, invece, sono le scuole ad essere sotto i riflettori mi limito a leggere con occhi meno pietosi e più desiderosi di scoprire le logiche di chi le ha stilate.

L’altro ieri, su quasi tutti i giornali nazionali, sono state riportate le classifiche della scuola italiana, pubblicate da Eduscopio, progettato dalla Fondazione Agnelli.

I dati sono sempre utili e il lavoro che c’è dietro è da guardare con assoluto rispetto se si vuole non cadere nella trincea di una critica rimasta senza munizioni.

Irrispettosa è la gara che ne scaturisce, la lettura parziale, l’uso di mera propaganda che spesso incatena uno sguardo disattento.

Ogni anno si finisce per parlare della sfida fra Visconti e Tasso a Roma, tra il Parini ed il Manzoni a Milano, ogni anno, in questa mesta e triste ricorrenza, anch’io sfoglio i giornali per cercare un cero da accendere a devozione della scuola degli ultimi.

Il mio cero di quest’anno è tutto per il Liceo Galvani di Bologna, inchiodato da Ilaria Venturi, di Repubblica, a una triplice umiliante sconfitta. Una partita persa con il Minghetti, che risulta il primo Liceo della città, e una ancor più dolorosa notazione che vede accomunati due famosi studenti: Pasolini e Casini (sic!).

Il Maestro degli ultimi avrebbe certamente sorriso, leggendo le imprese ardimentose di tanti pregevolissimi Licei italiani, avrebbe guardato con curiosità gli stemmi, le corone, le croci e le lampadine e sarebbe passato oltre, cercando il Gennaro di turno.

Anch’io, indegnamente e senza voler scalzare Casini, ho fatto così. Mi sono disinteressato di ciò che la storia scrive con lettere d’oro e ho provato a raccogliere i risultati dei Tecnici e dei Professionali della mia sgangherata provincia. Non per stilare l’ennesima classifica, ma piuttosto per provare a rispondere al fuoco di fila d’eccellenza con qualche pallottola ormai spuntata.

Guardando con minor smania di vittoria si possono annotare le difficoltà degli Istituti di eccellenza del mio territorio, che nell’articolazione di Istituti di Istruzione Superiore, perdono colpi nell’area tecnica e professionale.

Il Liceo Scientifico Mattei (Castrovillari), che si piazza al primo posto fra i Licei della Regione, e me ne compiaccio familiarmente, (INDICE FGA 71,35), vede nell’articolazione tecnica (Ragioneria e Geometra) risultati meno performanti (Rispettivamente INDICE FGA 38,61 e 30,34). Lo stesso si può dire del Liceo Classico della mia città, che pur piazzandosi onorevolmente al quarto posto in Regione (INDICE FGA 62,98) crolla nei risultati del Liceo Artistico (INDICE FGA 27,61) e finisce in bassa classifica per l’articolazione professionale (Rispettivamente INDICE FGA 28,46 e 28,33).

Perché accade ciò? Come mai una scuola definita virtuosa è costretta a registrare risultati per area così diversi e per certi versi preoccupanti? Siamo certi del fatto che bienni comuni per le scuole secondarie di secondo grado non possano rappresentare una possibilità di migliorare i risultati di apprendimento dei nostri allievi? Se la strada della tripartizione (LICEO – TECNICO – PROFESSIONALE) è l’unica percorribile, non sarebbe meglio accorpare le scuole per indirizzo, creando dei POLI SCOLASTICI affini (visto che i risultati di scuole accorpate con area simile sono generalmente migliori e comunque affini)?

Domande complicate per cui non vale il tempo perso per scrivere e per leggere.

Libiamo, libiamo ne’ lieti calici  e speriamo che la vergogna non sopravviva all’ubriachezza della vittoria: quando capiremo che nella forchetta della differenza c’è la vita dei nostri figli, costretti a 14 anni ad abbracciare la scuola della miseria.

I TECNICI DELLA PROVINCIA DI COSENZA
PROFESSIONALI PROVINCIA DI COSENZA

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