La paura che brucia i libri ed innalza muri.

Fate bene a combattere le librerie, incendiandole; a spogliare le scuole e le biblioteche, non destinandovi fondi pubblici; ad avversare i teatri, lasciandoli morire lentamente per poi impiantare grandi magazzini.

Fate bene ad insultare Liliana Segre, costringendola a vivere scortata; fate bene a non lasciar posto ad una bambina dalla pelle scura su un autobus, che gli italiani vengono prima; fate bene a tenere lontano chi è diverso da voi, chi non muove l’aria con fragranze alla moda; fate bene a guardare disgustati chi è sporco e malvestito, maleodorante, chi è omosessuale, islamico, chi parla e non articola suoni gradevoli alle vostre orecchie.

Fate benissimo: gli umani sono pericolosi.

Sono capaci di soffrire pene indicibili, sopravvivere, raccontare agli altri, persino scrivere se non possono parlare: se hanno voce urlano nelle piazze e se li lasciate fare i grandi magazzini torneranno ad essere teatri.

Alzate muri più alti dei precedenti che sono stati abbattuti e picchiate forte, molto più forte di come avete fatto in passato.

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Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.

Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.

Città vecchia, di Umberto Saba

Da “Il Canzoniere“, Trieste, 1921