La buona condotta e il massimo dei voti.
13 Maggio 2020
Il prossimo 9 giugno, in Calabria, sarà l’ultimo giorno di scuola. Nella mia scuola i Consigli di Classe per per la valutazione finale degli apprendimenti sono stati già convocati.
Dal 10 tutte le scuole di ogni ordine e grado saranno alle prese con gli scrutini. Credo, che sia il caso di parlarne anche in questa sezione della buona condotta, dedicata alla DaD.
Iniziamo dai più piccoli: i bambini della scuola primaria.
Con l’approvazione del decreto Cura Italia avvenuto nella giornata del 24 aprile, si stabilisce non solo l’obbligatorietà della didattica a distanza, ma anche la legittimità della valutazione numerica.
Come insegnante non sono stato mai un fanatico del voto, forse amo ancor meno una cosa che viene chiamata impropriamente giudizio. Lo strumento del voto numerico è per il sottoscritto una sorta di tentativo di sintesi, un relato burocratico a cui si è costretti ad ottemperare senza particolare intendimento. Del resto qualcosa si dovrà pur dire alla fine di un percorso annuale: il voto è sembrato alla scuola italiana la cosa meno stupida.
Proviamo però a capire quante scuole esistono.
In Italia si comincia ad andare a scuola all’età di 3 anni. Nelle tabelle ministeriali, infatti la parola scuola viene usata per la scuola dell’infanzia. Poi abbiamo la scuola primaria (comunemente definita scuola elementare), la scuola secondaria di primo grado (comunemente detta scuola media) e la scuola secondaria di secondo grado (comunemente detta scuola superiore).
Per la scuola dell’infanzia non è previsto, grazie a Dio, un voto numerico. La valutazione è semplicemente un modo per sostenere i bimbi nel loro percorso di formazione. Osservare e documentare sono le prerogative di un buon educatore. Le famiglie potranno aggiungere al loro sguardo, quello di professionisti pronti a fornire utili elementi per far crescere bene i nostri figli.
Il voto entra in scena nella scuola primaria. Probabilmente in questo ordine di scuola utilizzare un voto numerico non ricadute positive e la scelta andrebbe ridiscussa anche in termini di verticalità. Mario Lodi, maestro e importante pedagogista italiano, scomparso nel 2014, sosteneva che il voto non è in grado di fornire una valutazione della complessità di un individuo qual è un bambino.
Se l’affermazione di Lodi ha una sua propria dignità ed intelligenza in tempi di normale attività scolastica, che significato assume in questo periodo, dove alla complessità del bambino si deve aggiungere la complessità di un tempo così difficile?
I bambini hanno pagato un prezzo altissimo in questi giorni di chiusura forzata. Sono stati chiamati a modificare le proprie abitudini, abbandonare le attività che stavano svolgendo, privati dei propri amici e dei propri affetti stabili, in una prima fase persino di una passeggiata con i propri cari.
E’ ora di restituire loro un po’ del sacrifici a cui sono stati costretti.
Diamo dieci a tutti e torniamo a discutere sulla valutazione formativa.
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Penso che la scuola non sia uno strumento di sola formazione, ma è anche un modo per relazionarsi con altre persone. Non solo i bambini sono stati privati delle proprie abitudini, ma anche noi ragazzi siamo stati costretti a rinunciare a vedere i nostri amici e questo ci ha portato a perdere la nostra vita normale.
Vita quotidiana, Mariano… era anche una vita normale?
In questo periodo molto difficile, anche dal punto di vista scolastico, dovremmo essere tutti premiati per l’impegno, le difficoltà superate e gli sforzi fatti per abituarsi a questo nuovo modello di scuola. Un voto non può riassumere tutto questo.
Assolutamente d’accordo con te, Rosamaria.
Queste giornate sono difficili sotto tutti i punti di vista. Difficile anche per noi alunni che non potendo andare a scuola abbiamo dovuto abituarci ad un modo di studiare completamente diverso da quello che svolgevano qualche mese fa; non è facile per noi ma neanche per i nostri prof che anche loro da casa in qualche modo cercano di fare lezione e di farci apprendere qualcosa, ma la cosa più difficile sarà tra qualche settimana quando i prof dovranno valutarci e sarà una valutazione diversa da tutte le altre. Secondo me chiudere questo anno scolastico con un voto che può essere bello o brutto non servirà molto, visto tutti i nostri sforzi e anche quelli dei nostri prof.
Bisognerà lavorare di più il prossimo anno, caro Giuseppe. Abbiamo tanta strada da fare per ottenere dei risultati accettabili.
Credo che la parola più sbagliata in ambito scolastico sia proprio giudicare. Un semplice numero non può racchiudere tutto l’impegno avuto, ciò ci sembra ancor più vero in un periodo difficile come quello che stiamo affrontando, dove le nostre abitudini sono cambiate e dove i nostri sacrifici sono aumentati.
Chiara non amo i voti, ma per correttezza devo dire che non si tratta di giudicare, bensì di valutare… si può tollerare una scuola che vanta, non certo una scuola che giudica.
In questo periodo anche la scuola è un grandissimo problema perché secondo me bisogna apprezzare tutto ciò che fanno i ragazzi e bisogna premiarli, però penso che non bisogna sottovalutare la situazione. Bisognerà però tener costo di ciò che è successo fino al 5 marzo perché siamo andati a scuola. Chi andava male ha certamente avuto poche occasioni per recuperare.
Hai certamente ragione. Dovremo guarda alla situazione nel suo complesso, non dimenticando che un tale fenomeno è stato ancora più catastrofico per chi aveva già gravi problemi disciplinari. Sono sicuro che riusciremo a trovare una buona sintesi.
Secondo me in questo periodo negativo la nostra valutazione scolastica non può essere valida. Non si può studiare a distanza senza ascoltare le utili spiegazioni dei nostri prof. Secondo me quest’anno dovremmo essere promossi per l’impegno che stiamo mettendo, nonostante tutto.
Grazie del tuo pensiero, Gabriele.
Da marzo non è stato facile perché le scuole hanno chiuso e noi abbiamo dovuto studiare online e fare le videolezioni.
Proveremo a rimediare, Gennaro.
In questo periodo difficile, bisognerebbe valutaci per l’impegno e per le difficolta che si sono dovute superare.
Grazie, Stefano!
Abbiamo seguito video lezioni, svolto verifiche e compiti, tutto tramite il web, per alcuni é stato più difficile abituarsi per altri meno e credo che gli sforzi fatti dovrebbero essere premiati. Ci saranno stati anche ragazzi che si saranno interessati ben poco di tutto questo nuovo metodo, ma c’è ne sono stati altri che hanno messo a disposizione tutti se stessi per concludere bene.
Grazie, Valeria, per la riflessione. Condivido, con l’eccezione del termine premiati cambiati in riconosciuti.
Io sono dalla parte di Lodi perché a un bambino dell’elementari non si può dare un voto, sopratutto in questi tempi difficili in cui proprio i bambini hanno pagato il prezzo più alto. Noi ragazzi e i grandi riusciamo ad abituarci di più, ma i bambini hanno più difficoltà rispetto a noi. Io dico che i voti non possono qualificare un bambino dell’elementari.
Grazie, Christian.
In questo periodo, dovremmo essere “premiati” per gli sforzi fatti per abituarci a questa nuova didattica a distanza. Questo sforzo non può essere riassunto con un voto.
Grazie, Francesco. Mi sembra una giusta riflessione.
Questo è stato un periodo molto duro per tutti noi, perché ci ha fatto perdere le abitudini che avevamo, e a parer mio la scuola dovrebbe premiare i ragazzi che durante questo difficile momento si sono impegnati, sia ad entrare costantemente nelle videolezione, sia a mandare i compiti in orario e costantemente, quindi secondo me, questi ragazzi qui dovrebbero avere un premio.
D’accordo conte, Gianluca. Sostituirei la parola premio con la parola riconoscimento…