Il prossimo 9 giugno, in Calabria, sarà l’ultimo giorno di scuola. Nella mia scuola i Consigli di Classe per per la valutazione finale degli apprendimenti sono stati già convocati.
Dal 10 tutte le scuole di ogni ordine e grado saranno alle prese con gli scrutini. Credo, che sia il caso di parlarne anche in questa sezione della buona condotta, dedicata alla DaD.
Iniziamo dai più piccoli: i bambini della scuola primaria.
Con l’approvazione del decreto Cura Italia avvenuto nella giornata del 24 aprile, si stabilisce non solo l’obbligatorietà della didattica a distanza, ma anche la legittimità della valutazione numerica.
Come insegnante non sono stato mai un fanatico del voto, forse amo ancor meno una cosa che viene chiamata impropriamente giudizio. Lo strumento del voto numerico è per il sottoscritto una sorta di tentativo di sintesi, un relato burocratico a cui si è costretti ad ottemperare senza particolare intendimento. Del resto qualcosa si dovrà pur dire alla fine di un percorso annuale: il voto è sembrato alla scuola italiana la cosa meno stupida.
Proviamo però a capire quante scuole esistono.
In Italia si comincia ad andare a scuola all’età di 3 anni. Nelle tabelle ministeriali, infatti la parola scuola viene usata per la scuola dell’infanzia. Poi abbiamo la scuola primaria (comunemente definita scuola elementare), la scuola secondaria di primo grado (comunemente detta scuola media) e la scuola secondaria di secondo grado (comunemente detta scuola superiore).
Per la scuola dell’infanzia non è previsto, grazie a Dio, un voto numerico. La valutazione è semplicemente un modo per sostenere i bimbi nel loro percorso di formazione. Osservare e documentare sono le prerogative di un buon educatore. Le famiglie potranno aggiungere al loro sguardo, quello di professionisti pronti a fornire utili elementi per far crescere bene i nostri figli.
Il voto entra in scena nella scuola primaria. Probabilmente in questo ordine di scuola utilizzare un voto numerico non ricadute positive e la scelta andrebbe ridiscussa anche in termini di verticalità. Mario Lodi, maestro e importante pedagogista italiano, scomparso nel 2014, sosteneva che il voto non è in grado di fornire una valutazione della complessità di un individuo qual è un bambino.
Se l’affermazione di Lodi ha una sua propria dignità ed intelligenza in tempi di normale attività scolastica, che significato assume in questo periodo, dove alla complessità del bambino si deve aggiungere la complessità di un tempo così difficile?
I bambini hanno pagato un prezzo altissimo in questi giorni di chiusura forzata. Sono stati chiamati a modificare le proprie abitudini, abbandonare le attività che stavano svolgendo, privati dei propri amici e dei propri affetti stabili, in una prima fase persino di una passeggiata con i propri cari.
E’ ora di restituire loro un po’ del sacrifici a cui sono stati costretti.
Diamo dieci a tutti e torniamo a discutere sulla valutazione formativa.
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