La buona condotta, l’unanimità e il diritto di veto.

Il Ministero dell’Istruzione continua nel suo progetto drammaturgico di costruzione farsesca della conclusione dell’anno scolastico 2019/2020. 
Nella giornata di ieri, mercoledì 13 maggio, il Ministro, in audizione alla Camera ha confermato alcune norme già stabilite nel Decreto Legge 22/2020. Nelle tre ordinanze in arrivo ci saranno nuove indicazioni circa gli scrutini finali. Secondo le anticipazioni dell’inquilina di viale Trastevere si potranno bocciare gli studenti se non si é in possesso di alcun elemento valutativo relativo all’alunno. Le cause, però, non dovranno essere imputabili alle difficoltà legate alla disponibilità di apparecchiature tecnologiche o alla connettività di rete. In questo caso i consiglio di classe, “con motivazione espressa all’unanimità”, può non ammettere l’alunno alla classe successiva.
La farsa nasce essenzialmente da un’interpolazione, un’aggiunta illogica, un tentativo di normare una situazione assurda.

Oltre all’irragionevole richiesta di determinare se funzione o meno la connessione a casa di un dato studente, l’assurdità più evidente risiede nella richiesta di unanimità per assumere una decisione in un consesso democratico.

Se la piena concordia è certamente legittima ed auspicabile non si può non accorgersi della violenza di una tale decisione, una stortura insopportabile che la democrazia assembleare non può tollerare.

Chi può impedire con il solo suo voto di far assumere una decisione qualunque di fatto non si pone in minoranza, ma esercita una sorta di diritto di veto.

La storia del diritto di veto è una storia antica. La prima formula si ritrova nel diritto romano allorché un Tribuno della Plebe, poteva bloccare provvedimenti emessi da altri magistrati in nome di un interesse superiore: l’interesse della plebe romana.

Toccherà trasformarsi in tribuni della plebe ai prossimi scrutini?

Trasformare i Consigli di classe in una Consiglio di Sicurezza, in cui qualcuno più o meno legittimamente può esercitare il proprio veto è un’operazione pericolosa in quanto piega la democrazia alla volontà del singolo.

Un professionista davanti ad un testo del genere dovrebbe provare orrore.

Esprimerò in modo fermo le mie convinzioni, ma non eserciterò alcun diritto di veto, contrario alla mia educazione e alla mia etica professionale.