In questo piccolo diario, trasformato per l’occasione in taccuino per i miei allievi, ho colpevolmente trascurato la disciplina della storia. Probabilmente perché credo che i giorni che stiamo vivendo saranno essi stessi storia da raccontare. Nelle pagine dei libri fra qualche decennio troveremo almeno un paragrafo dedicato a questa infausta Pandemia.
Il punto è come verra raccontata?
Come spesso mi capita di dire ai miei ragazzi, lo studio della storia è essenzialmente una ricerca di punti di vista. Le fonti non sono null’altro che il tentativo di offrire al lettore uno sguardo sui fatti che accadono. Più si va indietro nel tempo e più questi punti di vista sono secolarizzati, talvolta univoci. Gli esempi di Plutarco, con le Vite Parallele o de’ La vita dei Cesari di Svetonio, ne sono il perfetto paradigma.
Procedendo a ritroso, nella Preistoria, le fonti diverranno mute e saremo noi (meglio gli storici!) chiamati a parlare in loro nome.
Nella storia contemporanea, invece, si assiste ad un fenomeno di segno diverso che potrebbe indurci a considerare il mestiere dello storico come un lavoro più semplice. Nulla di più errato.
Chi in questi giorni ha seguito qualche Tg, sfogliato giornali, letto articoli sul web, frequentato i social media si sarà reso conto della quantità di informazioni che rimbalzano da ogni parte. Molte informazioni sono autentiche, altre lo sembrano, qualcuna è sfacciatamente falsa, altre ancora offrono punti di vista che pur essendo legittimi restano parziali.
Tante tante fonti da leggere catalogare, archiviare con attenzione.
Qui vi propongo uno sguardo meno consuetò, ma, a mio modesto avviso, più interessante, quello di Yuval Noah Harari.
Buona lettura.
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Articolo di Yuval Noah Harari
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