La buona condotta del 22 aprile 2020

Per un insegnante ci sono diversi modi di entrare in classe, come per un attore di entrare in scena.

L’ingresso è tutto. Dopo quasi quindici anni di onesta professione potrei raccontare le qualità di un collega, solo guardandolo entrare in classe.

Contato fino a dieci ed esercitate le indispensabili cautele del dubbio, appena dopo aver pronunciato la prima battuta, si potrebbe tentare la divinazione, predire il futuro dell’ora di lezione.

L’attore, fra i più sfortunati, manifestandosi ad un pubblico non pagante, sfornito di biglietti, distratto dai propri ormoni, dalle vecchie crisi adolescenziali e dalle nuove tecnologia si gioca tutto già dall’ingresso.

Il rito dell’entrata in aula si distingue, prima di ogni altra cosa, se la drammaturgia della professione è all’inizio dell’opera o a alla fine del dramma.

Un professore al suo primo ingresso di giornata in aula è facilmente riconoscibile: i suoi vestiti e le sue mani non sanno di gesso, i libri, la borsa e i quaderni conservano ancora l’ordine compito dell’attrezzista, lo sguardo, il trucco e il parrucco non tradiscono traumi. I professori più diligenti, o semplicemente quelli alle primissime armi, sono pronti dietro la porta a guadagnare il palco con determinata volontà. Quelli che hanno la fortuna di iniziare assieme agli alunni sono già in classe, prima della campana, con il libro preparato sulla cattedra e la posa plastica di chi aspetta la luce per un inizio a sipario aperto.

L’ingresso in classe dopo qualche scena è, invece, una complicazione di non poco conto. L’anno scorso avevo un giorno in cui facevo il mio ingresso a scuola alla 5 ora. Praticamente, mi presentavo al pubblico nella penultima scena. Entrare nell’ultimo scorcio della rappresentazione significa (in)caricarsi dell’accaduto, sostenere il peso del prima, oppure godere del lavoro ben fatto di chi ti ha preceduto. In alcuni casi un vantaggio, una benedizione che riserva all’ultimo arrivato gli applausi che gli altri prima di te si sono dovuti conquistare con fatica e sudore, in altri la maledizione di sopportare fischi che erano difficili da evitare.

In mezzo agli estremi, primi o ultimi, ci sono almeno tre accorgimenti che un attore, pardon un professore, dovrebbe sempre tenere ben in mente quando entra in classe.

Il primo riguarda l’ingresso, che io definisco per gioco, del reazionario. In verità è per me uno strumento di riconoscimento, un tentativo di spezzare il tempo scuola con un gesto fisico rituale, utile a scrollarsi di dosso la polvere dell’ora precedente. Si entra. Si guarda il pubblico, si aspetta. Se l’applauso al primo attore o l’alzarsi in piede degli studenti non viene scambiato per un segno di deferenza, francamente inutile e stucchevole, ma piuttosto per un riguardo, allora direi che quello può essere considerato un buon modo per iniziare, accomodarsi in un gesto di cura per poterlo presto ricambiare.

Il secondo accorgimento cui ci si deve ricordare per un ingresso efficace è quello del non ciondolare una volta in aula. Se gli allievi hanno minimamente l’idea che non si è pronti alla lezione, non si conosce la parte a memoria, non si è ben consapevoli da dove si viene e dove si vuole andare, l’ora può considerarsi perduta. Basta un minimo accenno ad una questione tralasciata, un errore trascurabile, un fuori programma improvviso per dare avvio al chiacchiericcio che ci condannerà alla campana.

Il terzo accorgimento è quello di non chiudere mai la porta dell’aula all’inizio della lezione, con la sola eccezione dell’ora consecutiva all’intervallo. Lasciare per qualche minuto la porta aperta presentandosi in scena, oltre a permettere la libera circolazione dell’aria e delle idee, serve ad offrire ai ragazzi il necessario orizzonte di fuga. L’attenzione è il colle della libertà.

Una volta sul colle, bisognerà inventarsi una siepe.

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La proposta è quella di scrivere un articolo da uno dei seguenti spunti:

“I trucchi del mestiere dello studente” (formato word 300/400 parole, non più di 1500 caratteri)

“Intervallo” (formato word 300/400 parole, non più di 1600 caratteri)

“L’ultima ora di lezione” (formato word 300/400 parole, non più di 1600 caratteri)

72 Replies to “La buona condotta del 22 aprile 2020”

  • Un professore è come un attore: un libro un copione. Noi, il pubblico degli studenti.

  • Bellissimo articolo, soprattutto per i paragoni con il teatro. Si legge l’amore per il vostro lavoro.

    • Grazie Chiara, apprezzo molto queste parole. Dietro un amore generico per un lavoro, spero si possa leggere il desiderio di umanità che dovrebbe legare tutti, ognuno per la propria parte, nella speranza di fare comunità.

  • È stato molto bello leggerlo, a me personalmente ha fatto capire che la scuola e il teatro sono molto simili e questa è una cosa bellissima.

  • Articolo stupendo. Rispecchia molto il mio pensiero. Io penso che un professore sin dal primo approccio con la classe debba instaurare un buon rapporto e questo lo favorirà durante tutto l’anno scolastico.
    Se sin dal primo momento saprà farsi rispettare, temere e volere bene al punto giusto si instaurerà con la classe un rapporto stupendo.

    • Grazie della lettura. Mi pacerebbe primo a poi di discutere sull’idea di timore… magari ci sarà tempo.

  • Questo è uno degli articoli più belli che io abbia mai letto perché attraverso queste parole si capisce l’amore è la passione che avete verso il vostro lavoro e penso sia lo stesso per molti altri professori. Io sin da piccolo ho sempre ammirato un qualsiasi insegnante perché dietro di esso non c’è solo una lezione da svolgere, ma c’è da pensare a più cose come ad esempio instaurare un bel rapporto con gli studenti (non è molto facile) una cosa che mi ha colpito particolarmente sono stati i paragoni con un attore che rispecchia nella maniera più esatta un PROFESSORE

  • È bellissimo il fatto che paragonate il vostro lavoro al teatro, il fatto di paragonare una semplice lezione ad una scena, bellissima lettura…

  • Prof questo articolo è davvero molto bello e significativo soprattutto per noi alunni. Il teatro si specchia molto in una giornata scolastica.

  • La metafora del professore come un attore è molto interessante…sarebbe bello vedere entrare in classe un prof così come entrano in scena delle spie del FBI in un film, magari calandosi dal tetto con delle funi. Mi piace vedermi nel pubblico come studente e di vedere tutti i noiosi libri di testo come dei copioni. E magari chi lo sa, io potrei fare il regista…

  • La scuola si può definire si come un teatro, e magari ogni ora di lezione si può paragonare a una scena, noi alunni rappresentiamo il pubblico. Giudicare il professore dall’entrata è, però, sbagliato perché come capita nel teatro molte volte da un’entrata sbagliata o comunque con qualche errore, esce fuori una scena spettacolare, anche perché non sono un amante dei pregiudizi. Penso che questo sia un bel testo anche per far capire molte cose, ma non riesco a mandare giù il fattore che solo dall’entrata di un professore esso si possa classificare senza aver visto il suo “spettacolo”.

    • Giusta riflessone, Francesco. Mi pare adeguata ed attenta. Mi permetto solo di dire che non c’era volontà di giudizio, ma voglia di indovinare.

  • Questo è uno degli articoli che mi piace di più perché avete paragonato la “classe/aula ” al palcoscenico, gli alunni al pubblico, il professore all’attore e le ore come se fossero scene. Vuol dire che avete paragonato la scuola al teatro e entrambi si sposano bene insieme. Ma la cosa che mi piace di più e che condivido anche io è appunto l’entrata in scena, il primo dialogo fatto con gli alunni è l’indicazione del fatto che le ore saranno piacevoli oppure no.

    • Io però, Antonio, credo che ogni ora possa rappresentare un nuovo inizio. Il mio non era un articolo sull’imprinting (cercalo), ma sulla scena e la possibilità di iniziare ogni ora una nuova avventura.

  • Nella vita si ha la possibilità di incontrare persone speciali e che possono insegnare tanto: una di queste siete voi prof!
    Non vi sarò mai abbastanza riconoscente!

    • Grazie di cuore, Martina. Alla fine sarò io che dovrò ringraziare vo, se resisterò nella bontà di un ricordo.

  • Dopo aver letto questo articolo, chiaro e significativo, ho capito che quando siamo a scuola possiamo considerarci al teatro. Alcune volte, però, le lezioni sono trasformate in commedia…

    • Grazie, Martina. La vita è commedia e tutto il mondo palcoscenico, diceva Shakespeare.

  • Questo articolo mi ha colpito moltissimo, mi ha fatto capire cose a cui prima d’ora non avevo mai pensato, i paragoni che avete fatto mi sono piaciuti molto, mi ha fatto comprendere come il teatro e la scuola siano molto simili tra di loro.

  • Questo articolo ci fa capire quanto conta instaurare un buon rapporto con ogni singolo professore, perché è da esso che scaturisce la volontà da parte di entrambi di svolgere un ottimo lavoro.

  • Questa lettura mi ha aperto diciamo un piccolo mondo, mi ha fatto capire anche il punto di vista del professore che fino ad non conoscevo! Penso che fare il professore, entrando in scena, e mostrandosi in un modo ben preciso sia molto più difficile che “recitare” la parte dell’alunno! Mi è piaciuta molto la metafora

  • Grazie prof per queste riflessioni, mi è piaciuta molto la metafora del teatro. Grazie soprattutto per il vostro modo di fare, perché educate oltre che insegnare (mia madre spesso mi ripete la differenza tra le due cose) ed è una fortuna avervi come prof cercherò di fare il mio articolo.

    • Grazie a te, Gabriele. Per la lettura e per le tue parole, che sono una preziosa ricompensa.

  • Non avevo mai pensato ad un punto di vista del genere. L’equazione professore, attore e studenti, pubblico è molto azzeccata e anche divertente per certi versi.

    • Cambiare prospettiva è certamente indispensabile, se vogliamo tentare di comprendere l’altro. Aspetto il tuo punto di visto, Francesco.

  • Bellissimo articolo che paragona la vita di un professore ad un attore. E’ un parallelismo che funziona. Da quello che ho letto e capito credo che voi abbiate un grande amore per il vostro lavoro e per il teatro.

  • Un articolo semplicemente fantastico! Che mi ha fatto molto riflettere sulla passione che gli insegnanti hanno per il proprio mestiere.

  • Questo articolo è stupendo per il paragone della scuola con il teatro. , La scuole è teatro e noi siamo pubblico da intrattenere. Soprattutto quando facciamo le riflessioni su “I Promessi sposi” site perfettamente calato nella parte. Non è facile fare il professore, gestire un gruppo di ragazzi che soprattutto all’ultima ora. Quando la stanchezza non ti fa desiderare altro che andarsene. Grazie per il vostro impegno. E’ una fortuna avervi come prof…

    • Grazie, Gabriele. Spero che si riesca a continuare il nostro percorso assieme, dando sempre più importanza al valore delle parola e della nostra reciproca umanità.

  • Questo articolo è bellissimo: mi è piaciuta molto la metafora del teatro. Grazie, prof., per tutto quello che fate per noi!

    • Grazie a voi per l’ascolto e le letture di questi giorni. Sono ancora più preziose.

  • Avete fatto dei paragoni bellissimi, è chiaro l’amore che provate per il teatro e la passione che mettete nel vostro lavoro.

  • Tra tutti gli articoli, questo è quello che ho preferito, i paragoni sono davvero azzeccati e ci fanno capire tante cose sulla vita scolastica, inoltre si vede quanta passione mettete in quello che fate. È davvero molto bello.

  • Questo articolo, ha degli aspetti belli, interessanti e significativi e anche sotto alcuni aspetti divertenti…
    Il paragona il teatro con la scuola ha le sue ragioni, perché il tempo trascorso a scuola è molto simile ad una scena di teatro, dove per ogni parte serve passione.

  • I paragoni fatti in questo articolo sono azzeccatissimi. Credo, però, che anche la vita di tutti i giorni, al di fuori della scuola, si possa paragonare ad uno spettacolo teatrale, dove ognuno di noi é il protagonista della propria commedia.

  • Con questo articolo possiamo dedurre che voi amate per il teatro e l’impegno che mettete nel vostro lavoro

  • Il vostro articolo è a dir poco stupendo, l’ho letto con molto piacere ed ho capito che il rapporto che c’è fra scuola e teatro è molto stretto, tanto quanto è stretto il rapporto fra lavoro e la passione per il lavoro che si esercita. Questo articolo vi descrive proprio perfettamente e fa capire l’amore per il vostro lavoro. Ed ecco, appunto, la scuola come teatro, noi come pubblico, i prof. come registi. Ogni ora rappresenta un nuovo inizio ed una nuova scena.

  • Leggerlo è stato bellissimo perché ci fa capire che la scuola e il teatro sono simili.

  • Questo articolo lo trovo davvero bello, i paragoni sono perfetti e questo fa capire quanta passione mettete nel vostro lavoro. Posso solo dire grazie per tutto.

  • Articolo bellissimo. Sovrapporre la scuola al teatro è un paragone perfetto. Lettura molto interessante.

  • In questo articolo ho capito che la scuola è il teatro sono molto simili

  • Il prof. e come un’attore tenta di soddisfare e sorprendere il pubblico con un’ottima drammaturgia e noi alunni, cioè il pubblico, guardiamo lo spettacolo cercando d’imparare qualcosa. Ma durante l’interrogazioni il ruolo si capovolge, gli alunni diventano attori alle prime armi e invece il professore il pubblico che osserva.

  • Credo che anche la vita quotidiana al di fuori della scuola si possa paragonare ad un spettacolo teatrale, dove ognuno è il protagonista della propria storia.

  • Questo articolo mi è piaciuto molto, mi ha fatto capire cose a cui prima d’ora non avevo mai pensato, i paragoni che avete fatto mi sono piaciuti molto, mi ha fatto comprendere come il teatro e la scuola siano molto simili tra di loro.

  • Mi ha colpito molto come siete riusciti a paragonare il teatro con la scuola… pensandoci bene ogni giorno di scuola sembra uno spettacolo teatrale.

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