Il diario dei Fantasmi. A caccia di una messinscena. Parte I/1

Inizio con oggi un piccolo esperimento di scrittura/lettura/mediazione. Qualcosa che non saprei ben definire e che mi piacerebbe fosse plurale. 

Inizio, anche se mi piacerebbe dire iniziamo con una aspirazione ad andare oltre se stessi, oltre il personaggio, con la speranza di trasformare la messinscena di un classico in un’autentica ricerca.

La data scelta è strettamente studiata, ma non necessita di spiegazioni perché l’altra caratteristica di questo tentativo sarà l’azzardo. Azzardare significa rischiare il fallimento, essere disposti a tentare strade che non portano assolutamente a nulla, significa sperimentare la caduta, la mortificazione della solitudine, della noia, dell’incomprensione e persino del disprezzo.

Ci presenteremo a voi con i Fantasmi raccontati da Eduardo, ma correremo il rischio di farvi intravedere anche i nostri demoni.

Scrive Anna Barsotti: “Il linguaggio teatrale di Questi Fantasmi è speciale”, l’ambiguità della situazione evocata da una delle più straordinarie studiose del drammaturgo napoletano, si sposa perfettamente con l’ambiguità dei tempi che stiamo vivendo, con la paura e il desiderio di questo particolarissimo periodo.

Si proverà a dare un resoconto, anche minimo di ogni incontro, ogni passaggio, ogni momento della strutturazione di questa messinscena. a volte prevarrà il piglio del documentarista, altre quello dell’attore, dell’interprete, del regista, dello scenografo, dell’attrezzista, del professionista e del dilettante appassionato, dell’attento del distratto, del comico e del musico; si proverà ad essere nell’opera, che il teatro non è null’altro che la sorpresa dello sguardo mentre si vive.

Buoni fantasmi!