La buona condotta e Babbo Natale.

Fabio Mussi, Mariastella Gelmini, Francesco Profumo, Maria Chiara Carrozza, Stefania Giannini, Valeria Fedeli, Marco Bussetti, Lorenzo Fioramonti: sono questi i nomi dei Ministri dell’istruzione da quando, indegnamente, esercito la professione. 
La maggior parte di loro hanno attraversato il Tevere senza che nessuno se ne accorgesse, altri hanno contribuito ad impoverire e screditare gl’insegnanti e la scuola pubblica. L’unica a cui riesco ad attribuire dei meriti, mi perdonerà Fabio Mussi che pure è stato, mi dicono, un buon Ministro, è certamente Maria Chiara Carrozza e da oggi al suo nome sono felice di aggiungere quello di Lorenzo Fioramonti. Aveva promesso che si sarebbe dimesso se non avesse ottenuto i fondi necessari per scuola ed Università e lo ha fatto.

Le sue dimissioni non hanno destato particolare clamore, come ormai succede per tutte le cose eccessivamente serie nei periodi di festa: persino Marco Travaglio non si è fatto incantare da un Ministro dell’Istruzione che lascia il dicastero perché incapace di invertire la rotta sbagliata su cui naviga l’istruzione italiana. E’ competente, scrive sul Fatto Quotidiano, ma non è serio e responsabile ed ha confuso il coraggio con la vanità.

Il punto è proprio quello della vanità, ma in un’accezione del tutto diversa da quella evocata dal giornale della Capitale: si tratta della natura sempre più precaria della nostra scuola, il soffio effimero e leggero di una scuola che non riesce più a misurarsi con il vuoto lasciato dall’egoismo della malapolitica.

Babbo Natale dovrà passare a viale Trastevere e recapitarci un nuovo Ministro.

Speriamo sia meno vano di quello precedente e corredato dei miliardi che servono per tentare di restituire senso all’istruzione nazionale.