Se il garofano non appassisce.

Proviamo a dirlo in maniera chiara ed inequivocabile.

Nella scorsa settimana il segretario regionale del mio partito, Luigi Incarnato, che spero (per lui e i suoi familiari) davvero riesca a dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati, è stato arrestato in un’operazione condotta dalla Dda di Catanzaro che ha colpito duramente la ‘ndrangheta del vibonese: un’inchiesta che si prospetta come la più importante operazione di antimafia dai tempi del Maxi Processo.

Affidarsi ai Magistrati è l’unica strada che la comunità tutta può percorrere se vuole continuare a dirsi civile e democratica: la divisione dei poteri è, del resto, la prima vera garanzia del nostro ordinamento.

Eppure, nonostante ciò, l’indagine coordinata da Nicola Gratteri non è solo un’inchiesta sulla ‘ndrangheta, ma piuttosto, per usare le parole del Prof. Vito Teti è una catastrofe sociale, morale, politica. Una catastrofe, prosegue il professor Teti, annunciata da anni da vicende di criminalità, da legami tra mafia, politica, colletti bianchi, pezzi deviati dello Stato, massoneria, sempre sottovalutate, ignorate.

Rinascita-Scott è il segno lacerante di una terra che ormai non ha davvero più nulla da perdere. Le polemiche nate negli ultimi giorni dalle dichiarazioni del procuratore generale Otello Lupacchini hanno dell’incredibile e concorrono ad avvelenare un’aria già irrespirabile.

La ‘ndrangheta esiste e, purtroppo, non solo in Calabria: la malapianta ha infestato l’Italia intera e rischia di travolgere l’intero sistema se non si argina la paura, la rassegnazione, la miseria e l’ignoranza.

E’ questa la sfida che attende la mia Terra: nessun partito, nessuno uomo delle istituzioni, nessun cittadino può sottrarsi con viltà alla lotta alla criminalità organizzata. Il compromesso non è possibile con chi pratica quotidianamente la menzogna, la corruzione, la sopraffazione e la violenza. Il Partito Socialista Italiano deve sostenere con determinazione l’azione del Procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, impegnato in prima linea contro la ‘ndrangheta e sotto scorta dall’aprile del 1989. 

Se il mio partito (e l’intera sinistra) non saprà marcare con chiarezza, proprio sul terreno della legalità, la distanza da ogni forma di clientelismo mafioso, non ci sarà alcun futuro per la mia gente.

Se la mia gente non imparerà ad esercitare la propria cittadinanza consapevolmente, rifiutando di togliersi il cappello al bisogno, pretendendo, invece, diritto e giustizia, la Calabria sarà sbranata dal cancro che la tiene in ostaggio da secoli.

Per far ciò bisogna sradicare la paura, che genera i mostri della peggior destra (Salvini e la Meloni ne sono l’emblema); combattere la rassegnazione, che troppe volte ha impedito alla mia generazione, per comodo egoismo, di abbracciare la politica dell’impegno; misurarsi con serie politiche per il lavoro, che resta l’unico antidoto alla miseria dell’assistenzialismo servile, fare una lotta senza quartiere all’ignoranza, ancora pervicacemente presente nelle strade, nelle piazze, nei palazzi pubblici.

Per far ciò bisogna dire con chiarezza che, fatte salve le sacrosante garanzie costituzionali di ogni singolo cittadino inquisito, l’opera di Nicola Gratteri è un’opera meritoria.

Segretario, lo dica chiaramente, per cortesia, lo dica subito, altrimenti il garofano appena trapiantato rischia di appassire al gelo dell’inverno elettorale calabrese.

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