Kammerspiel. In ricordo di Ettore Scola

Lui avrebbe detto che ci sono due livelli per conoscere il mondo. Il piano di sopra, dove succede di tutto, dove la gente litiga, si ammazza e quello di sotto occupato dagli altri che, anche se ignorano o cercano di ignorare quei fatti, ne sono determinati. Ecco, potremmo dire che il dottor Scola era il signore del primo piano, quello che tollerava suo malgrado il chiasso della Storia. In Una giornata particolarecolpisce proprio la straordinaria maestria con cui avviene questo capovolgimento dei ruoli. Mentre, Il 6 maggio del 1938, i protagonisti della storia ufficiale, Benito Mussolini ed Adolf Hitler, sfilano per le strade di una capitale che inneggia al Führer in visita all’Italia alleata, Antonietta, casalinga e madre ingenua, si incontra con Gabriele ex radiocronista dell’EIAR. Di colpo il frastuono scompare e mentre i manichini passano si fa avanti l’uomo con i suoi bisogni, la sua natura. E’ quello che è successo ieri per un attimo nei nostri chiassosi telegiornali.

Più di altri Ettore Scola ci ha insegnato a dubitare delle soluzioni facili, più di altri ha corteggiato il dubbio come categoria del cinema e dell’arte più in generale. 

I suoi lavori, C’eravamo tanti amati (1974), Brutti, sporchi e cattivi (1976), La terrazza (1980), La famiglia (1987) Che ora è? (1989), La cena (1998) per ricordare solo alcuni dei film che ho amato moltissimo, nascono sempre da un problema narrativo. Uso la macchina da presa– diceva – come lo scrittore la matita o la penna. La carta si macchia dell’unico inchiostro possibile, quello del reale, la telecamera indugia sui volti, sui gesti, l’altro è l’unico interesse. Emigrati, proletari, emarginati, donne, bambini vengono scoperti a vivere schiacciati dalla cultura egemone. Scola li riprende, li guarda, li interroga, come il vicino di casa che cerca di scoprire in noi la ragione per cui cambiare il mondo e intanto, piano piano, finisce per cambiare lui. Eppure dal piano di sopra tra un urlo e un altro, mentre i piatti volano, non possiamo non ammirare il garbo della sua esistenza, il suo modo, quel non sgomitare per strappare un’ultima pellicola alla propria storia. Resta la memoria e la memoria di questi giorni è tutto. 

Grazie, Maestro.

apparso su asteriscoduepuntozero