La condotta prevedibile del 10 dicembre.

C’è un tema, quello degli stipendi degli insegnanti, che si ripropone, puntualmente, ogni legge di bilancio. Se alla legge di bilancio poi sono legati i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, lavoratori della conoscenza compresi, allora si rischia di perdere la faccia.

Non è elegante parlare della propria busta paga e non credo ci sia bisogno di ricordare il discredito economico segnato dalle cifre scritte sul cedolino paga, un discredito che diventa vilipendio quando ci si paragona ai colleghi tedeschi: Euro 25.000 lordi circa come prima busta contro i 51.000 oppure 39.000 contro i 74.000 a fine carriera per un insegnante di secondaria di II Grado.

Le priorità, le conosciamo, le conosce anche il Ministro Fioramonti, che in un’intervista di poche settimane fa affermava: rinnovare il contratto dei docenti, sostenere i servizi nelle scuole, intervenire in modo massiccio sul sostegno, perché continuiamo ad avere troppe cattedre scoperte, un danno enorme a migliaia di giovani con disabilità e alle loro famiglie

Priorità che dovevano essere scritte nella legge di bilancio: 3 miliardi di euro. Due per la scuola, uno per l’università, altrimenti si sarebbe dimesso.

A legge di bilancio ormai in porto, le sue affermazioni sono più caute: “Ogni giorno riusciamo a creare delle condizioni di maggiore finanziamento per la scuola, l’università e la ricerca e quindi anche nelle ultime riunioni di maggioranza abbiamo discusso sulla possibilità davvero di tornare a mettere al centro la scuola anche dal punto di vista dei finanziamenti. Ogni giorno che passa sono più ottimista che si vada nella direzione giusta vedremo alla fine quanto saremo davvero riusciti ad investire”.

E’ come se il Ministro avesse fatto esattamente la fine dei suoi insegnati. Chiedere non è ottenere: evidentemente le priorità del Governo non erano quelle dettate dal Ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca.

E’ già successo e temo succederà ancora.

Le dimissioni? Quelle, se non dovessero arrivare, si potranno aggiungere alle tante promesse della politica: mentire, del resto, non costa nulla.