Questo è il comunicato di Approdi. Lavoratrici e lavoratori della cultura e dello spettacolo Calabria:
“Domani, un momento di visibilità pubblica per le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo. Nel rispetto delle regole di distanziamento fisico riguardo la prevenzione del covid19, saremo a Cosenza, in piazza 11 settembre. In ogni regione, nello stesso momento.
Siamo attori, tecnici, scenografi, costumisti, registi, facchini, danzatori, musicisti, organizzatori, promoter, attrezzisti, cantanti, performer.
Chiediamo di essere finalmente ascoltati, perché solo le lavoratrici e i lavoratori conoscono a fondo le condizioni reali del loro lavoro.
Chiediamo di essere convocati ai tavoli dove si decide del nostro futuro. La ripresa prevista per il 15 giugno non è realizzabile se non nei pochissimi casi di grandi realtà finanziate e garantite, che potranno permettersi il distanziamento e le pratiche di sanificazione previste dai protocolli, mentre tutti gli altri, migliaia di lavoratrici e lavoratori, si troveranno senza alcuna possibilità di poter riprendere la loro attività, fino al reale superamento dell’emergenza sanitaria. Eppure sono le tante piccole realtà a costituire quella rete capillare che attraversa il paese fino alle periferie più dimenticate, e ricostruisce il senso di comunità, educa alla bellezza, risveglia le coscienze. L’emergenza ci ha unito e ci ha reso consapevoli della necessità di un ripensamento radicale del ruolo e del significato che la cultura nelle sue molteplici espressioni assume nel nostro paese, e di una riforma profonda delle logiche che guidano le politiche culturali sia a livello nazionale che a livello regionale. Chiediamo misure immediate che ci consentano la sussistenza fino alla ripresa piena del settore. Chiediamo una riforma dell’intero sistema culturale, che renda la cultura democratica e accessibile per tutti, che dia dignità e valorizzi le professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori.”
Perché vi chiederete, cari ragazzi, dedicare una pagina della Buona Condotta in forma DaDi ad una rivendicazione sindacale?
Proverò a rispondere a questa domanda in modo semplice senza tanti giri di parole.
Il punto è che io amo il teatro. Il mio amore per questa straordinaria forma d’arte risale alla mia adolescenza: Il sogno lontanissimo di essere assieme, di crescere assieme, di vivere assieme agli altri.
Era ed è rimasto questo il desiderio più forte dei giovani. Lo testimoniano, senza lasciare dubbio alcuno, le immagini di sabato scorso, quando finalmente ci si è potuti ritrovare, quando gli abbracci, pur ancora vietati, hanno ceduto alla voglia.
E’ in questo contatto, in questo contagio, nella sciarada di questi giorni, che torna impertinente la speranza di essere assieme.
Il teatro è questa speranza, rappresenta il modo più antico di CELEBRARE ESORCIZZARE, TRAMANDARE, EVADERE, COMPIACERE, INTRATTENERE, RIFLETTERE, INSEGNARE, RESISTERE, RICERCARE .
Senza teatro, senza incontro, i verbi all’infinito usati sopra sono impraticabili. Persino riflettere, che può sembrare il più intimo di quest’infiniti verbi, ha necessità di un incontro.
Al link in basso trovate una bella Storia del Teatro fatta da giovani amici, che oltre ad essere bravi drammaturghi e bravi performer sono anche meravigliosi compagni del viaggio.
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