La buona condotta del 15 giugno 2019.

Gli scrutini finali, nella scuola postmoderna, rappresentano l’apoteosi della falsificazione. L’ultimo viatico della pedagogia della rassegnazione.

Nella mia scuola, e non solo nella mia purtroppo, la teoria della promozione ad ogni costo si sposa con quella del menefreghismo e dell’indifferenza. Ai tabelloni feriti di rosso, si preferiscono più delicati prati verdi su cui dormire sonni tranquilli.

Sia ben chiaro, non ho nostalgia per la scuola delle classi dominanti e non ho gran simpatia per le aule vuote di E. Galli della Loggia, ma non è possibile non vedere l’ipocrisia di adulti (professori, genitori, dirigenti) che pur predicando la centralità della cultura, non leggono un libro, che pur dicendo tutto il bene possibile della formazione, non investono risorse, che pur elogiando i sacri templi scolastici, umiliano continuamente i loro sacerdoti.

Oggi, alle 14.05, abbiamo dovuto interrompere uno scrutinio. Era una seduta pacata, distesa, senza alcuna voglia di prevaricare. Un consiglio, di uomini e donne che avevano rinunciato ad ogni prerogativa di un sabato pomeriggio di giugno per valutare con serenità i propri allievi. Alcune idee diverse, segnate pacatamente a verbale e un paio di casi spinosi su cui avremmo deciso a maggioranza. Secondo la buona pratica della democrazia.

Ci siamo dovuti fermare.

Non era possibile continuare, per via della mancanza di personale a garantire l’apertura della scuola, nonostante qualche insegnante si fosse offerto di chiudere la sede (come era già successo per altre occasioni più mondane) ci è stato detto che non si poteva tenere aperto, che il personale era allo stremo.

In 12 anni di insegnamento non mi era mai successo che uno scrutinio finale non potesse concludersi a causa di un impedimento così sciocco. La priorità della comunità scolastica dovrebbe essere l’ultimazione degli scrutini, tanto più che da lunedì inizieranno gli esami di stato.

Una collega che andrà in pensione a settembre, al suo ultimo scrutino, ha dovuto tollerare il codardo oltraggio.

Peggio di tutti promossi c’è solo tutto rimandato.

Le parole degli insegnanti sui nostri figli non meritano nemmeno qualche ora di straordinario: una volta si diceva che il gioco non valeva la candela.