KuroKo. VIII giornata di Primavera.

Rivedere Roberto Latini a Castrovillari mi riporta al 2005.

In quegli anni eravamo impegnati con la stagione del piccolo Caffè Teatro del Pianto e del Riso. Con (sopratutto) Massimo (Casimiro Gatto) avevamo appena dato vita ad una Rassegna che si chiamava Nodi, intralci di drammaturgie. Nel programma di febbraio di quell’anno leggo: 12 Febbraio – Associazione teatrale Pistoiese, Il Dio di Roserio, dal romanzo di Giovanni Testori, con Maurizio Donadoni. Di seguito. 23 Febbraio – Fortebraccio Teatro, Caligola da Albert Camus, di e con Roberto Latini.

Nella mia testa Roberto Latini e Giovanni Testori s’inseguono da allora. Non so se sia capitato al profeta di Fortebraccio, da quella data, di inscenare un lavoro dell’altro visionario, ma poco importa. Certe coincidenze non possono essere caso.

Ieri i due mondi si sono incontrati al Teatro Vittoria (che deve nuovamente meritarsi il nome che porta) e le parole capaci, i silenzi, le lingue mischiate nella babele dei suoni sono diventate corpo di scena.

Riboldi Gino, eroinomane ed omosessuale, è il protagonista della scrittura di uno degli autori più irrituali e controversi del secondo novecento. Una scrittura non dissimile a quella del Dio di Roserio, che ricordo come frenetica e convulsa, segnata da continui intervalli biografici, frantumati dalle lingue e poi barattate con respiri intermittenti.

Latini è grandioso, continuamente oscillate fra realismo e manierismo, riesce a trasformare un asta e un microfono nella stampella del corpo cannibalizzato di Gino. L’alleanza fra attore/performer e personaggio è siglata. Il contratto non vale niente e nulla dice della nostra povera vita.

Non arriva tutto, alcune volte perdo il filo, sono infastidito da un dialetto che non capisco, ma che ho amato nei versi di Franco Loi. La mia fatica e quella dell’attore si reggono. Il Cantico dei Drogati di De Andrè puntella il senso brutalmente malmenato. E’ una straordinaria chiusura/apertura di un bellissima edizione di Primavera dei teatri. La ventesima.

La ricerca è quella vera, la fatica pure.

TESTI (approfondimento)

Luca Doninelli, Una gratitudine senza debiti. Giovanni Testori, un maestro, La nave di Teseo.

SPETTACOLO

IN EXITU (70‘) anteprima nazionale

dall’omonimo romanzo di Giovanni Testori
adattamento, interpretazione e regia di Roberto Latini
musica e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
produzione Compagnia Lombardi Tiezzi

(foto di Angelo Maggio)