Il sabato del villaggio del I giorno di febbraio 2020

Le analisi politiche non sono adatte al sabato: necessitano di spazio e si addicono alla fatica dei giorni feriali.
Quello che si può ribadire, ad una settimana dal voto che ha rinnovato i Consigli Regionali di Calabria ed Emilia Romagna, è la distanza che corre fra il centro e la periferia.
La riflessione non riguarda banalmente l’affluenza alle urne, la scelta diversa fatta dalla due regioni, né le dinamiche politiche specialissime che attraversano l’elettorato calabrese, emiliano e romagnolo, ma piuttosto un segno trasversale che unisce la Calabria e l’Emilia Romagna se per un momento guardiamo di sbieco alle elezioni dello scorso 26 gennaio.
Di traverso appare chiaro che nelle periferie, tutte le periferie (quella calabrese e quelle delle zone emiliane meno popolose), vince il centrodestra e che il centrosinistra tiene solo nelle città e nei grandi agglomerati urbani.
Ciò che dovrebbe preoccupare non è tanto la vittoria o la sconfitta di questa o di quella formazione politica, ma la spaccatura, la ferita che segna sempre più profonda la distanza fra chi spera di farcela e chi invece trova nella paura il motivo del proprio voto. Badate, non si tratta di Destra o di Sinistra, di Sud o Nord, di ragione o di torto, ma piuttosto di un dolore specifico che da troppo tempo attraversa obliquamente il nostro Paese. La democrazia non può sopravvivere al dolore e all’indigenza. Entrambi rischiano di annientare ogni forza politica, ogni tentativo autenticamente democratico di emancipazione, ogni discorso educativo, ogni aspirazione al bene pubblico. Sono questi i nemici veri che dovrebbero essere combattuti, senza alcuna demagogia, da Destra e da Sinistra: è questo l’augurio che ci sentiamo di fare al Presidente Jole Santelli e al Presidente Stefano Bonaccini.

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Apparso su Asteriscoduepuntozero