Il sabato del villaggio del 5 gennaio 2019.

Per una volta, e senza l’adeguata competenza, parleremo in queste poche righe di musica: quella 

eseguita ieri sera, da Alessandra Sonia Romano che ha interpretato il tema della colonna sonora di Schinndler’s list nel tradizionale Concerto dell’Epifania, al teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare di Napoli, giunto alla XXIV edizione. L’evento, che sarà trasmesso domani (domenica 6 gennaio alle ore 9.35 su Rai Uno) ha avuto come protagonista un oggetto. 

Simbolo del classico concerto è stato il Violino di Auschwitz, strumento acquistato nel 1937 da Edgardo Levy come dono alla figlia Eva Maria, affettuosamente soprannominata Cicci. 

Eva Maria, nata a Verona il 13 settembre 1921 e vissuta a Torino fino al 1943, fu arrestata insieme alla famiglia, in fuga verso la Svizzera dopo le leggi razziali, il 12 novembre dello stesso anno a Tradate (Varese). Deportata ad Auschwitz, morì il 6 giungo del 1944 nella tragedia della Shoah, assieme alla madre Egle Segré, gasata subito dopo l’arrivo al campo.

Il violino,  fabbricato daCharles Jean Baptiste Collin-Mezin, liutaio francese, fu recuperato dal fratello Enzo, dopo la liberazione di Monovitz nel 1944. Miracolosamente ancora conservato in un magazzino, sebbene inutilizzabile, Enzo lo portò con sé a Torino e lo affidò ad un liutaio per farlo sistemare. Non sarebbe mai più tornato a riprenderlo: si suicidò nel Natale del 1958.

Carlo Alberto Carutti, collezionista di strumenti musicali d’epoca, trovò il violino presso un antiquario di Torino nel 2014 e intuì che si trattava di un Collin-Mezin, così decise di acquistarlo, scoprendo solo in seguito tutta la storia dello strumento e rinvenendo al suo interno il cartiglio che Enzo aveva mandato alla sorella Eva Maria. La musica rende liberi, non è solo il monito di uno dei 5 sopravvissuti su 243 deportati nel convoglio partito dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano il 6 dicembre 1943, ma un desiderio di pace, un augurio sincero di consapevolezza, una speranza di riscoprire nell’anno che si approssima gli occhi degli altri.

Felice prima domenica del 2019.

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