Colpo su colpo, ma siamo sicuri che sia utile al Paese?

Ieri, come la maggior parte di voi, ho ascoltato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nelle sue ormai consuete ritardate incursioni nella nostra quarantena, ormai destinata a durare, purtroppo, più di quaranta giorni. Sono arrivato all’appuntamento con Chigi in tuta e con il fastidio dello sciacallaggio compiuto poco prima dal Senatore Matteo Salvini e dall’Onorevole Giorgia Meloni.

La notte precedente all’intervento del Presidente Conte, al pari di chi si muove con il favore delle tenebre, dalle loro postazioni, i due tribuni avevano sguinzagliato il Mes, un feroce felino senza madre e senza padre, che avrebbe dovuto sbranare il Governo, lasciando il Paese senza guida.

Quando intorno alle 19.50 la conferenza è iniziata (che piano piano Rocco Casalino, capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, ha capito che visto la gravità della situazione e l’importanza della carica istituzionale non era il caso di fare dirette Facebook, ma meglio affidarsi ad una più appropriata dichiarazione a reti unificati con l’apertura a domande dei notisti politici) oltre all’ormai chiara proroga del lockdown, si aspettava di capire quali provvedimenti sarebbero stati presi circa le attività produttive e quali erano le considerazioni circa il preaccordo dei Ministri dell’Economia dell’eurozona, tenutosi il giorno prima.

E’ stato proprio quando il Presidente Conte ha relazionato circa le proposte sul tavolo dell’Eurogruppo, così si chiama il vertice dei Ministri delle finanze dei Paesi dell’UE, che si è consumato lo scontro politico.

Per quasi tutto il dodicesimo minuto del discorso, a proposito del MES, il Presidente Conte aveva mantenuto un profilo istituzionale: “Su quest’ultimo punto vedo che in Italia, devo dire la verità sin dalla scorsa notte, si è levato un dibattito, un dibattito assolutamente legittimo e anche molto vivace, perché io ritengo un segno di maturità, di sana democrazia che un intero Paese possa far lievitare questo dibattito in tutte le sue sedi a partire dal Parlamento e vi assicuro che il Governo troverà, ovviamente con le modalità che ha già trovato in passato, l’opportunità per informare, interloquire tempestivamente con il Parlamento, con tutti i rappresentanti del popolo che siedono nel Parlamento”

E’ stato proprio sul finire della sporca dozzina che Conte ha deciso di difendersi dagli attacchi dei due compari della politica italiana: (Minuto 12.52) “E’ altrettanto, però, importante che questo dibattito si sviluppi con chiarezza, senza falsità. Ecco perché mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni. Alcuni fatti. Il MES esiste dal 2012 non è stato istituito ieri, non è stato approvato o attivato la scorsa notte, come falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato, questa volta lo devo dire, devo fare nome e cognomi,  da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Lo stanno ripetendo dalla scorsa notte per tutte queste ore. Non è assolutamente così: questo governo non lavora col favore delle tenebre, questo governo guarda in faccia gli italiani e parla con chiarezza se ha qualche proposta da portare la porta chiaramente guardando negli occhi tutti gli italiani. L’Eurogruppo non ha firmato nulla, né istituito alcun obbligo. E’ una menzogna questa.”

Un minuto e cinque secondi, dedicati a smascherare i vergognosi attacchi di chi, ormai lo avrete capito certamente, considero improbabili interlocutori della democrazia.

Il piglio deciso del Presidente Conte, almeno sul momento, mi ha suggerito l’idea che si fosse ristabilita la verità, rimesso in sesto la bilancia della giustizia, accomodato i due inutili pesi sulla mensola dell’inconsistenza.

I minuti successivi sono stati vissuti con un sentimento di appagante rivalsa.

La puntualizzazione che l’Eurogruppo ha lavorato, ad una proposta non italiana di una linea di credito legata al MES, ma senza condizionalità e che l’Italia non ha firmato alcuna attivazione del MES è passata quasi in secondo piano, coperta dall’adrenalina dello scampato pericolo dall’improvvido sciacallaggio.

Poi il Presidente Conte ha aggiunto saggiamente: “Stiamo combattendo per avere ventaglio di nuovi strumenti innovativi (gli eurobond, Nd.R.). Lavoreremo fino alla fine con coraggio con determinazione in questa battaglia difficile. Ed è per questo che dico: le falsità, le menzogne ci fanno male perché ci indeboliscono nella trattativa. Avevo chiesto all’opposizione di essere accomunati in questo senso di responsabilità. Quello che è successo stanotte, nelle scorse ore, quelle falsità che vengono dette rischiano di indebolire non il premier Giuseppe Conte, non il Governo, ma l’intera Italia perché vi assicuro che è un negoziato difficilissimo.”

E’ stata proprio la successiva presa di distanza del Presidente dalla sua stessa giustificata rabbia che ha spostato il mio sguardo: quando Giuseppe Conte ha evocato il dialogo con il popolo tedesco, il popolo olandese, ho compreso che dal minuto 12.52 al minuto 13.57 l’Italia (non Conte, non il Governo) aveva smesso di parlare al di là dei proprio confini ed era ripiombata nel penoso rito del provinciale comizio.

Viene il sospetto, pur confidando nella buona fede del Presidente Conte, probabilmente esausto dai comportamenti di quello che è stato il suo braccio destro del I Governo, che quel minuto, prestato alla rabbia, rischi di mettere in ombra tutto il resto.

Le domande da porsi sono assai semplici, più complicate al solito le risposte.

La difesa colpo su colpo, dalla strumentale opposizione del Senatore Matteo Salvini e dell’Onorevole Giorgia Meloni, serve più al Paese o al Governo?

E’ giusto che un Presidente del Consiglio in carica si difenda dagli attacchi delle opposizioni a reti unificate in un momento in cui la comunicazione s’impone come Istituzionale?

Se neutralizzare le critiche e le polemiche fino alla fine del virus è di fatto impossibile, allora non si dovrebbe avere più attenzione sulle modalità di comunicazione, magari lasciando ai Segretari di partito, come avveniva un tempo, di rintuzzare gli attacchi?

Il comportamento del Senatore Salvini, quasi non regge il cuore a chiamarlo Senatore, è lo stesso di sempre. La sua irresponsabilità fa eco con le canzoni da stadio cantate contro i napoletani, con le divise indossate da Ministro degli Interni, con i porti chiusi, il Presidente Conte dovrebbe conoscerla meglio di chiunque altro.

Avremmo dovuto imparare, io per primo, che a certi atteggiamenti non bisogna rispondere, avremmo dovuto capire, io per primo mentre gioivo delle bordate del Presidente Conte, che seguire Salvini sul suo terreno è oltremodo errato. Rispondendo allo stolto si finisce con il somigliargli.

Si abbia il coraggio di dire che se mai ci fossero trenta o trentacinque miliardi da attingere dal MES senza condizionalità o con la sola di spendere la cifra per la sanità, allora il nostro Paese non potrebbe farne a meno.

Così come non potremo fare a meno di porci il serio problema di aiutare i più deboli, chiedendo qualche sacrificio ai più fortunati. Quando discutiamo di patrimoniale, stiamo affermando lo stesso principio per cui chiediamo ai nostri politici maggiore sobrietà, ai nostri idoli (cantanti, attori, calciatori) di restituire un po’ di soldi per offrire maggiori servizi a chi ne ha bisogno.

Discutere sulle etichette è pericoloso, temo che se vorremo davvero sconfiggere il populismo, dovremo attivare sui nostri dispositivi il parental control, io prima degli altri.