Calma e gesso!

Quando avevo circa 15 anni, cominciai a frequentare assiduamente il BAR 2000, allora il duemila sembrava ancora lontanissimo pur essendo un bar vicino casa, di proprietà della famiglia Mauro, una coppia di gestori amici dei miei genitori che vivono ancora a Castrovillari nello sguardo di Francesco, che ogni tanto incontravo di corsa al campo Valerio.

Era un piccolo bar, uno dei due nel mio quartiere, a pochi passi da via dei bruzi, 4. Il primo, BAR SPORT di Salvatore Chiarelli, uomo generoso come pochi, fu l’agognata distanza dallo sguardo dei genitori, il luogo del battesimo del flipper e dei videogiochi, della mia amicizia con un altro Salvatore, con cui oggi divido la gioia di essere padre; il secondo invece, era il tempio del biliardo internazionale e della Sammontana. Giocare a biliardo, carambola a tre palle per la precisione, fu per almeno un paio di anni il passatempo preferito di Salvatore, di Giuseppe, e mio (con incursioni nell’ordine di partecipazione di Raffaele, Alberto e Mario). Forse la chiusura dei bar, la difficolta del momento mi ha riportato a quell’esercizio giovanile appreso con tanta fatica moltissimi anni prima.

Ai giocatori di biliardo sono richieste diverse abilità, ma almeno tre di fondamentale importanza: la visione, l’attenzione dello sguardo che precede la scelta del colpo da effettuare, la calma che si esercita nella preparazione e nella successiva esecuzione della steccata, la pazienza del gesso da applicare sulla punta della stecca dopo ogni tiro.

Sono tre qualità fondamentali che la politica farebbe bene a non perdere d’occhio, specialmente in questo particolare periodo e ben considerati i giorni che ci aspettano, che temo non saranno semplicissimi.

Il breve giro di questa biglia non può non considerare la difficoltà della partita che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ed il suo Governo stanno giocando. Le sfere, apparecchiate sul panno verde delle decisioni politiche sono lontanissime e servono colpi da maestro per provocare il rimbalzo dovuto. Attaccare il Governo è facile, ma non credo sia utile e soprattutto si rischia di favorire l’unico avversario che il Paese deve temere più del virus: il caos.

Quello che è richiesto al Presidente, al pari di un buon giocatore è di assumere una posizione di controllo della situazione, senza apparire arrogante. E’ indispensabili non mostrarsi sofferenti o anche solo infastiditi dall’opposizione o dai tiri che il virus potrebbe giocare, arrabbiarsi o già solo sembrare piccati potrebbe essere controproducente.

Sarebbe ideale una precisione millimetrica, cosa quanto mai impossibile in una circostanza così ambigua e difficile da definire: ogni giorno, ormai il conto dei punti diventa imprevedibile. E’ per questo che bisogna far tesoro degli errori, non intestardirsi nella stessa strategia di gioco, dimostrare flessibilità e valutare la partita nei diversi tavoli, usando colpi diversi e tiri ben ponderati.

La seconda fase è iniziata e se non facciamo attenzione rischiamo di essere ricacciati nella prima in un battibaleno.

Cominciamo considerando il luogo. I miei genitori mi permettevano di frequentare la sala biliardo vicino casa, ma non mi era consentito giocare in altre sale biliardo del paese. Il gioco del biliardo era confinato alla stretta protezione di Ninetta, premurosa amica di mamma. La regola generale impossibile da declinare. Il buon padre di famiglia tiene conto dei contesti. Può un DPCM non prendere in considerazioni la differenza che passa fra il Molise e la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Basilicata, imponendo regole uguali per tutti? Forse nella prima fase della vita è anche accettabile una regola che impone un divieto generale di frequentazione delle sale biliardo, ma ad un certo punto è sicuramente meglio far cadere la regola, se il luogo della partita è abbastanza sicuro.

Capitava quando si giocava, che qualche tiro era impossibile da giocare perché le variabili erano decisamente troppe, o il colpo era troppo complicato per le capacità del giocatore, o semplicemente perché non si riusciva a posizionare il corpo nella spazio nel giusto modo. Si doveva allora, inventare una soluzione provvisoria. Non era certo la condizione migliore per steccare, ma era il meglio che si poteva fare. Sulla scuola, parola che purtroppo il Presidente Conte non ha pronunciato fino alla domanda di un giornalista, la didattica a distanza è stata una soluzione provvisoria che ha permesso all’istituzione scolastica di continuare nella partita, ma una soluzione provvisoria va rivalutata ad intervalli regolari, ripensata, non deve rischiare di diventare l’unica possibile. Se nella prima fase non era possibile per ovvie ragioni recarsi a scuola, cosa cambia nella seconda? Si possono pensare almeno incontri per piccolissimi gruppi, senza dover rimettere in moto un meccanismo che creerebbe un rischio troppo alto da sopportare? Insomma il colpo che si poteva tirare allora doveva avere come prerogativa quello di non strappare il panno verde, ma ciò non significava rinunciare al tiro, piuttosto usare estrema attenzione. Non possiamo permettere che la scuola, i teatri, il cinema, le riunioni assembleari di tutti i tipi siano del tutto vietate (e difatti non tutte lo possono essere!), o meglio possiamo tollerare ancora per qualche altra settimana, ma poi bisognerà cominciare a pensare a strategie specifiche di resistenza, convivenza, magari lasciando alle comunità il dovere di decidere responsabilmente, fissando dei limiti specifici di guardia e assumendosi le responsabilità, quella sì del Governo, di aumentare il numero dei tamponi, mettere in campo test (rapidi o meno non tocca a me dirlo), aumentando la vicinanza della medicina di prossimità su cui gli errori sono chiari per una lunghissima e perdurata mancanza di strategie.

Si dovrà, primo a poi tornare a frequentare i Bar, insomma, ma avendo ben contato i soldi per pagare l’ora di fitto del tavolo. Non ricordo la cifra, allora naturalmente in lire, ma il budget era una prerogativa essenziale per sapere quanto sarebbe durata la partita. Quello che non è chiaro, almeno non lo è per me, è quali siano le cifre in ballo per finanziare la ripresa. Una volta stabilita la cifra dovremo capire se usarla tutta per pagare il tavolo oppure prendere anche un gelato. Scegliere sarà necessario, visto che non ci si possono aspettare sconti da nessuno e tenuto conto del fatto che il nostro Paese è fortemente indebitato e senza moneta, come capitava ad alcuni di noi allora.

Ogni tanto arrivava in sala anche qualche giocatore straordinario di biliardo: succedeva che quando il colpo da fare era davvero difficile, si prestava con pazienza ad insegnarci come andare a carambola. Era un piacere guardarlo mentre maneggiava la stecca e noi imparavamo dalla sua maestria. Gli esperti sono un patrimonio da preservare e la polemica sulle task force non mi sembrano di grande spessore se non sono circostanziate Si può comprendere le giuste polemiche sulla vergognosa mancanza di donne, oppure condividere la preoccupazione di creare macchine troppo costose e farraginose, ma bisogna ascoltare gli esperti, prestare orecchio alla comunità scientifica, naturalmente tenendo presente presente che persino i grandissimi giocatori sbagliavano le carambole facili e non lasciandoli giocare da soli per tutto il tempo.

Dovremo avere pazienza, quella di passare il gesso diligentemente sulla stecca e quella di attendere il turno in silenzio, come succedeva a noi quando il tavolo era occupato.

La calma è parente della ragione e solo se sapremo esercitare la pazienza, tenendo l’occhio vigile correggendo le storture che possono creare regole necessariamente improvvisate, potremo colpire il pallino e segnare qualche punto in nostro favore.