Il teatro dallarmadio, dialogando con Fabio Marceddu e Antonello Murgia.

E’ iniziato il 25 ottobre dello scorso anno il cammino di TeatrExma, la stagione teatrale organizzata dal Teatro dallarmadio, nella città di Cagliari, con la direzione artistica di Fabio Marceddu e Antonello Murgia. Venti titoli che dovevano essere distribuiti in sette mesi, che certamente diventeranno un po’ di più per via di ciò che il nostro Paese sta vivendo nelle ultime settimane. Ventitrè repliche in un cartellone ricco e articolato, prodotto in collaborazione con il Consorzio Camù, che presenta una prima nazionale e cinque prime regionali. Un punto di riferimento insomma nel panorama del teatro della regione Sardegna e in quello nazionale. Una rassegna a cui non mancano generi, numeri, segni del tragico e del comico. Attenzione anche per la musica e la danza. L’incontro del sottoscritto con Fabio Marceddu è avvenuto nella scorsa Primavera, quella dei teatri, e dopo qualche contatto con Maria Genovese, ufficio stampa della Compagnia e persona di squisita gentilezza, ho chiesto a Fabio ed Antonello una riflessione su quanto realizzato in questo strano primo giorno di maggio.

 Ecco il nostro colloquio.

Scriveva Sandro Onofri: “Sarà perché vengo da una famiglia di artigiani, ma sono stato educato a considerare le pause non semplicemente come una convenienza e un lusso, ma come una necessità. Un imperativo imposto da mio padre nel metodo di rilegatura dei libri è la pausa dopo ogni fase di lavorazione: “Interrompi, accenditi una sigaretta, fai quello che vuoi, ma fermati a guardare quello che hai fatto. Devi solo guardare. È il libro che ti dice quello che va e quello che non va. Se non ti fermi, non te ne accorgi”. Questo può essere il momento di tracciare un primo bilancio del lavoro fatto, non è vero?

R Questa riflessione è bellissima. Inizialmente mi ha fatto pensare al teatro (nella messinscena), e alla musica, proprio perché le pause devono nascere ed esplodere da sole, non possono essere stabilite a priori con un intervento razionale, ma germogliare dalla resa delle parole, che non bastano. Viviamo tempi privi di pause, film privi di pause, musica priva di pause e così via. Fanno paure le pause, perché invitano a fare un salto e sporgersi al nuovo. Non credo tuttavia che questa sia una pausa serena che permetta una riflessione sul lavoro svolto, piuttosto un lavoro per non cedere al segnale mainstream che è un rosario di divisione, disgregazione e e terrore. 

La realtà che impone le proprie sacrosante ragioni cosa insegna al teatro e ai suoi operatori?

R A fare i conti con essa, a “reggere lo specchio alla realtà” piuttosto che onorare il convenzionale e il rassicurante.  Spesso il teatro racconta un reale parziale, ologrammi di realtà. Il teatro contemporaneo è spesso staccato dalla realtà, ma crede di viverla appieno. Allora assistiamo a teatro verità, che è una verità faziosa e parziale.

Restiamo un momento sulla cronaca, sulla corda di questo lavoro e delle relative difficoltà di ordine economico?

R Si è sempre in bilico in questo lavoro, un teatro chiuso significa una rassegna chiusa, cinque spettacoli saltati, biglietti aerei di artisti che nessuno ti rimborserà mai, un tour  in Sicilia, rimandato, delle date al nord spostate a chissà quando.

Sento che c’è altro oltre la perdita economica pur considerevole

R Sì, quel che spaventa di più oltre la “reale perdita economica” è l’incertezza sul quando. Quando si potrà riprendere a fare le attività anche a distanza di sicurezza, anche vis a vis, anche per uno spettatore? Il rito della condivisione teatrale, si ripeterà solo quando il patto fra attore e spettatore, in una relazione attiva potrà essere rinnovato e percepito attraverso il respiro reale; tutto il resto, seppur necessario per continuare a vivere (piattaforme digitali, o teatro in streaming), è qualcos’altro e Altroteatro, ma non è quello per cui scegliemmo di vivere. Abbiamo molto apprezzato in questi giorni gli interventi a riguardo di Mimmo Borrelli, Alessandra Asuni e Vasilie’v; loro sono dei fari in questo momento buio. Non propongono soluzioni, ma fanno una lettura in cui ci riconosciamo, pur consci che da qualche parte bisognerà ripartire, con la volontà di non far attecchire “Quest’altra cosa che non è teatro” ma un derivato, e come spesso tutti i derivati pericoloso: ROUTINE, e Neo consuetudine.

In circostanze come quelle che stiamo vivendo viene in mente una celebre frase di P.P. Pasolini, scritta in un celebre articolo apparso sul Corriere della Sera il 14 novembre del 1974, una dichiarazione in cui il Poeta rivendica la centralità del ruolo degli intellettuali: “Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.” Che aria si respira a Cagliari, quali sono gli scenari per questa città una volta terminata l’emergenza a cui questo Paese sembra essere condannato. 

R Abbiamo scritto uno spettacolo che ha ricevuto al menzione speciale Premio Scenario per Ustica, nel 2007, e citava proprio queste parole di Pasolini. “Io so, ma non ho le prove”. Diciamo che ora è tutto molto più complicato, credo, perché gli schermi dell’informazione dettano la loro legge e le voci fuori dal coro sono una minoranza che spesso viene derisa e condannata. Il dubbio è legittimo e sacrosanto. Quando Pasolini parla di “ristabilire la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”, scatta il desiderio di una verità che è troppo offesa e soffocata, di una laicità ormai assente: si sa che in questo scenario tutti cercheranno di accapparrarsi il maggior numero di impauriti. Quando “questa emergenza” sarà passata, forse le cose saranno meglio di prima, o forse peggio, o forse sarà tutto terribilmente uguale, talmente uguale che canteremo ancora “L’anno che verrà” con un sorriso e pensandola come un FANTAFUTURO. 

Parliamo di futuro, allora. Come riprenderà la vostra Rassegna e cosa state facendo per prepararvi a questo nuovo inizio?

R Sarà tutto da riorganizzare. Bisognerà capire quando, tra il pubblico, la paura guarirà. Quando gli esseri umani potranno ristabilire con spensieratezza, un contatto. Il teatro si fa con le persone, col pubblico, inutile dirlo. Noi ci riteniamo fortunati, o forse abbiamo lavorato bene, perché i nostri spettacoli fanno spesso il tutto esaurito. E perché avendo una Rassegna/stagione che parte ad ottobre e si conclude a Maggio, siamo riusciti quasi a farne il 75% che non è poco; gli spettacoli dove sarà possibile e compatibile saranno recuperati, altri magari circuiteranno in altre rassegne (e’ difficile pensare un anno di 12 mesi, che per sei mesi si ferma (perché  crediamo che la ripresa sarà lunga) possa essere riprogrammato da ottobre a dicembre. Ci saranno nuove forme di condivisione artistica collettiva magari con distanze diverse, ma dove si potrà ancora tossire a distanza, e infastidirsi quando qualcuno fra il pubblico scarta,  cercando di fare silenzio, una caramella nel momento topico dello spettacolo. 

Cos’è Bestie Feroci in risvegli, l’appuntamento del 6 marzo scorso che avete dovuto rimandare?

R. È un puzzle musicale di strofe, ritornelli, sigle, cuciti in un discorso sensato e mirato, colmo di ironia e sarcasmo e di tagliente provocazione. Uno spettacolo satirico. Un virtuosismo vocale musicale successivamente a Bestie Feroci, e come modulo innovativo e originale  anche nello spettacolo Risvegli, che arrivò in Finale al Premio Dante Cappelletti. 

Fuori dallo spazio EXMA di Cagliari in via San Lucifero 71 quali saranno i prossimi appuntamenti con la Compagnia dallarmadio?

Siamo stati selezionati, con un soggetto scritto da Antonello Murgia in collaborazione con Fabio Marceddu, a “Montagne racconta” percorso per la scrittura di un testo di narrazione, sotto la guida di Francesco Niccolini e Saverio LaRuina. Speriamo di poter partire a fine maggio. Oltre agli spettacoli per il Festival di letteratura per ragazzi di Enna, in Sicilia, dove saremo  la compagnia di punta, coi testi di Bruno Tognolini e le musiche di Antonello Murgia. 

Alfonsina Panciavuota (N.d.R il loro spettacolo più premiato) sarà in scena al teatro off di Ferrara in date da definire, mentre FM e il suo doppio altra nostra produzione è semifinalista al premio Rostagno a Roma.

Continuiamo la nostra attività con i nostri laboratori su zoom, e ci godiamo il trapezio di sole che dalla finestra inonda le nostre stanze, sognando la brezza salata che il presto ci porterà, col suo odore dolciastro e appiccicoso che affacciata a questa rappresentazione della vita ci sembrerà consolatorio.