Buona condotta del 4 dicembre 2018.

La correzione dei compiti è come il bilancio di crescita dei propri figli.

Mi avvicino agli elaborati dei miei studenti con lo stesso timore con cui mi reco dal pediatra, dovrei dire con cui mi recavo dal pediatra, visto che nella mia piccola cittadina i pediatri del Servizio Sanitario Nazionale sono tutti in overbooking. 

Il tema più gettonato è stato quello sulla scuola del futuro. La traccia era semplice: “XC3230 si avvia alla fine del I trimestre: gli allievi e le loro famiglie potranno conoscere i risultati di fine periodo attraverso i dispositivi Zora 200”.

Li leggo incuriosito, interrotto da mille strafalcioni grammaticali. Le cose vanno sempre peggio da questo punto di visto. Le e senza accento e le a senza h non si contano, i verbi sono incapaci di tenere il tempo, l’ortografia lascia spazio a parole ormai difficili da concepire. La palma di miglior errore è di Giacomo che inventa un nuovo tipo di l’avoro.

Gli errori mi preoccupano meno delle strutture degli elaborati. Sono scritti che denunciano la totale assenza di strumenti, la mancata pratica della lettura e soprattutto la difficoltà di pensare in maniera coerente.

Siamo davvero all’inizio del cammino e non bisogna lasciarsi scoraggiare se si vogliono ottenere dei risultati. Le elezioni, direbbe un mio allievo, sono appena iniziate.

Nonostante tutto, ce (scritto senza alcuna pretesa) in molti elaborati il genio di Leonardo ( che poi sia Da Vinci, da Vinci, Davinci o D’Avinci, non è dato sapere). 

I miei alunni inventano pillole delle concentrazione plus (come il malox che uso io), trasferimenti dei dati dal libro al cervello, skateboard volanti, schermi oled 18K, invio telepatico dei voti, lavagnie integrate alle pareti e mille altre diavolerie. Persino il nome di un pianeta, HIP6851, conquistato successivamente alla IX glaciazione.

Gli insegnanti sono, ovviamente, tutti robot e saranno in grado di insegnare loro la differenza fra conoscenza e conoscienza.

Al me no si spera.

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È oggi ancora più forte l’esigenza di una educazione linguistica che arricchisca le nostre capacità comuni di comprensione e intelligenza, di rapporto autentico e attivo con gli altri e col vasto mondo. Una educazione linguistica che dia diffusamente, a tutte e a tutti, quella lingua che, continuiamo a sperarlo e a operare per ciò, ci fa eguali.

Educazione linguistica democratica di Tullio De Mauro, Bari, Laterza, 2018