Cosa lega il nostro carnevale a quello del lontano 1635, nel quale “Organtino” di Cesare Quintana venne rappresentato, per la prima volta in piazza San Giuliano, antico cuore della città?
Era questo uno dei primi passaggi che precedeva lo Sproloquio di Organtino, nella sessantaseiesima edizione del Carnevale di Castrovillari. Mi chiedevo, nell’anno ormai andato, se fosse giusto aggiungere parole al primo testo teatrale dialettale calabrese, provando ad indovinare le critiche al nuovo parlare du Massaro. Non immaginavo, però, che l’innesco avrebbe procurato tanto interesse e tanto fastidio. Le persone presenti allo Sproloquio di Organtino nel secondo anno della sua formulazione si sono triplicate, ma la radice storta di chi non può aggiungere parola, non può toccare carte ha vinto sulla festa di Dioniso, sui Saturnali romani, durante i quali i cittadini erano sciolti, almeno per pochi giorni, dagli obblighi sociali, dalle gerarchie, dal piegarsi ossequioso di chi sfiora la terra con il proprio cappello. Credevo, e lo credevo davvero, che lo scherzo, il rovesciamento dell’ordine costituito, fosse la cifra di un periodo che ognuno di noi ha amato proprio per la gioia generata dall’estrema libertà che abbracciava, in alcune segnate circostanze, la dissolutezza.
Scomodare Bachtin è decisamente troppo per questo scritto destinato ad essere frainteso, ma dispiace sapere che in piazza, nel 2025, non c’erano solo le barriere antiterrorismo (auto opportunamente parcheggiate a chiudere i vicoli e proteggere gli spettatori), ma le più insormontabili insidie di una condizione sociale che non riesce più a dire, neppure in maschera, del dolore di una sanità che non funzione, della quotidiana schiavitù imposta da un lavoro misero e malpagato, non riesce più a ridere della prepotenza dei privilegiati di turno, non riesce a proferir parola sulle storture che i poveracci inghiottivano mangiando il salame fresco di stagionatura, che doveva durare per tutto l’anno a venire.
Eppure ci sarebbe di che lamentarsi, tante le vicende da mettere in commedia. Il riso, del resto, afferma Bergson è in molte occasione il frutto della mente che oscilla tra due interpretazioni opposte: come nella Legge Regionale Legge regionale del 28 giugno 2023 ((BURC n. 141 del 28 giugno 2023), n. 28 che del Riconoscimento del Carnevale di Castrovillari ne fa un punto d’onore. Punto d’onore però che all’articolo 3, recita: “Dall’attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza regionale”.
Il Sindaco della città di Castrovillari che consegna a Re Carnevale le chiavi della città, ma tiene ben stretto il portafogli è un altro possibile oggetto del repertorio del comico.
Insomma… Non basta, a mio modesto avviso, aggiungere una maschera alla carta italica dei più celebri cuoi della commedia dell’arte: Organtino, prima di ogni altra cosa, manca, ad oggi di un corpo, un corpo che non aveva trovato nemmeno la Regia di Giulio Palange, certamente la migliore rappresentazione, a mia memoria, della farsa di Don Cesare Quintana. Solo dopo aver trovato il corpo si potrà ragionare su un cuio, si potrà intervenire, nei termini di nuove invenzioni drammaturgiche, su canovacci che raccontavano le disavventure dei mestieranti dell’arte.
Per il momento gli unici corpi che servono la commedia sono quelli di troppi nostri parlamentari che abbaiano alla nostra Repubblica. I conservatori vincono su tutta la linea. Dello spirito carnascialesco, del mondo alla rovescia resta poco, sequestrati come siamo dal servilismo a cui abbiamo giurato obbedienza. Il Carnevale resta essenzialmente il mio paese, ma da quest’anno nelle foto che continuano a raccontare lo stupore infantile dei colori, la gioia della mascherata, la risata dello scherzo, l’orgoglio della città del carnevale più antico della Calabria, la noia dell’ennesima edizione, si è aggiunta l’ombra di una maschera ossequiosa, incapace di pungere con l’ironia che ha scritto le pagine più belle della commedia dell’arte.
Fuori dall’irriverenza dell’arte si è condannati al quotidiano, o alla maleducazione.
(foto di Giuseppe Iazzolino)

